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Dante, l'italiano e il fumetto

Aggiornamento: 28 set 2021

La XXI Edizione della Settimana della Lingua italiana nel Mondo ha come titolo "Dante, l'italiano" una tematica che, seguendo le indicazioni ministeriali, può essere declinata sia in chiave storico-linguistica, sia in forme espressive come il fumetto, la novella grafica e l'editoria per ragazzi. In qualità di lettrice Maeci, ho proposto la forma più immediata e che facilmente arriva a suscitare interesse per la sua veste grafica: il fumetto, partendo da “L’Inferno di Topolino”.



L’Inferno, come luogo di mistero, ha sempre suscitato curiosità e non poteva rimanere estraneo al fumetto, a cui l’anno scorso abbiamo dedicato la XX Settimana della lingua e che insieme al cinema e alla televisione, accanto ai libri per ragazzi e al romanzo poliziesco, subito dopo il dopoguerra diventa parte integrante della cultura popolare e della paraletteratura e “contiene a un dipresso tutti gli elementi che costituirebbero la letteratura, salvo l’inquietudine rispetto alla propria significazione, salvo la messa in causa del suo proprio linguaggio”, come afferma U. Eco[1].

Le riscritture disneyane dell’Inferno dantesco in chiave fumettistica, sono un buon esempio di paraletteratura. La prima risale al 1949-1950: pubblicata a episodi e collocata tra i numeri 7 (ottobre 1949) e 12 (marzo 1950) del fumetto “Topolino”. Firmano questo lavoro Guido Martina (che si è occupato dei testi e della versificazione in terzine endecasillabe) e Angelo Bioletto (autore dei disegni). I sei numeri contengono tra le undici e le tredici pagine ciascuno, con due pagine a colori e due pagine in bianco e nero alternate. Nel fumetto Topolino interpreta Dante e Pippo è Virgilio.



Il progetto di Martina e Bioletto inaugurerà le Grandi Parodie che rappresenteranno “il vertice assoluto della fantasia inventiva e della perizia grafico-letteraria della Disney Italia”[2] sotto il segno di uno stretto rapporto con la letteratura, anche se negli anni Cinquanta erano pochi gli intelletuali interessati al mondo dei comics, considerati un genere minore e dannoso.

La parodia disneyana ha una doppia funzione: liberare i personaggi del fumetto dagli stereotipi americani e innestarli nella tradizione italiana di rivisitazione, sia pure ironica, dei classici, che avrebbe portato alla grande stagione pedagogica degli sceneggiati televisivi. Lo sottolinea Fausto Colombo, docente di Teoria e Tecnica delle Comunicazioni che a Topolino/Dante ha dedicato un capitolo del suo saggio La cultura sottile, uscito in primavera per Bompiani. Nella sua analisi, Colombo ricorda come l’industria della cultura italiana, nel dopoguerra, oscillasse fra l'intrattenimento e la necessità di diffondere la cultura alta in tutto il paese. Non a caso, L' inferno di Topolino aveva due livelli di lettura: utilizzava sia il balloon dei fumetti sia l'italianissima didascalia, adattata in terzine goliardico-dantesche.

L’Inferno di Topolino fu annunciato nell’Albo d’Oro numero 131 del 1948, all’interno della collezione Diario degli amici di Topolino: “ Qual è quel poeta che fu detto ghibellino perché era un guelfo; che fu condannato a morte ma non morì, e tuttavia, pur essendo vivo, andò all’altro mondo, scrivendo poi le sue peripezie in un’opera che i posteri chiamarono divina, che fu tradotta in tutte le lingue del mondo, compreso il milanese e il bergamasco?’[3]

Tutto il fumetto è accompagnato, al piede di ogni vignetta, da endecasillabi concatenati che imitano la metrica della Commedia. Infatti, ogni vignetta contiene una didascalia in terzine con versi endecasillabi in rima incatenata (ABA/ BCB), proprio come nell'opera originale dantesca. Martina, forte degli studi classici fatti in gioventù, si sforzò di ricercare le rime, che non sono mai banali o ripetitive.

Inoltre, l'autore torinese ricreò in chiave umoristica le punizioni dei dannati, riuscendo a mantenere la legge del contrappasso dell'Alighieri, ossia la corrispondenza della pena alla colpa. Il contrappasso consiste nell'infliggere a chi offende la stessa lesione provocata all'offeso nella Divina Commedia e si configura essenzialmente in due modi diversi:

1- per analogia, la pena è uguale al peccato; quindi, per esempio, gli ingordi sarebbero costretti a rotolarsi nel cibo e a mangiare, abbuffarsi fino a scoppiare, per l'eternità;

2- per contrasto, la pena è diversa dal peccato; per esempio, gli ingordi vedrebbero mangiare ed abboffarsi gli altri mentre loro restano digiuni o costituiscono loro stessi il pasto degli altri per l'eternità. (un esempio sono gli ignavi: non essendosi mai schierati in vita, sono costretti alla sollecitudine inutile e costante da parte di insetti quali vespe e mosche oppure da vermi).

Anche nell’Inferno di Topolino i dannati sono puniti secondo il principio del “contrappasso”, ma riletto in chiave disneyana: al posto del bosco dei suicidi, ad esempio, c’è il bosco degli scolari indisciplinati, trasformati in alberi da cui verranno ricavati banchi a loro volta demoliti da scolari indisciplinati.

L'opera inoltre è anche ricca di riferimenti alla società italiana dell'epoca

1. la Sisal, oggi Totocalcio, nata nel 1945 dall'idea del giornalista sportivo Massimo Della Pergola che, insieme al giornalista scrittore nonché produttore cinematografico Fabio Jegher, e al radiocronista Geo Molo, realizzò il primo concorso a pronostici, legato al calcio e i programmi radiofonici - la televisione ancora non esisteva

2. il monopolio statale e i fiammiferi. “Oh tu che vieni a questo calorifero senza temere chi sei? Gli domandai. “Sono un fiammifero del Monopolio che come tu ben sai la testa ha di materia incombustibile

3. la guerra appena conclusa e la situazione del paese

È il 1949 e un'Italia sconfitta e in rovina era appena uscita dalla guerra, un clima di cui Martina non può essere indifferente. Gli ultimi versi della storia sono dedicati proprio all'Italia intera affinché riesca a superare le difficoltà e possa tornare a gioire come un tempo.


"O patria mia, solleva il capo affranto,

Sorridi ancora o bella fra le belle, O madre delle madri asciuga il pianto, Il ciel per te s'accenda di fiammelle Splendenti a rischiararti ancor la via, Sì che tu possa riveder le stelle! Dio ti protegga, Italia. Così sia!"


Nelle versioni successive di L’Inferno di Topolino, definite censurate, alcuni termini come dannato, maledetto si perdono, assieme all’ultimo verso “Dio ti protegga, Italia. Così sia!”

Forte del successo ottenuto nel 1949 la Disney, nel 1987 propone un secondo rifacimento intitolato L’Inferno di Paperino, che riscuote minor successo del precedente ed è firmato da Giulio Chierchini e Massimo Marconi.



I nipoti, Qui, Quo e Qua, regalano una crociera fluviale sul Colorado a Paperino, essendo molto stressato: durante la vacanza, però, si imbatte nell'entrata dell'Inferno che esplorerà in compagnia di Virgilio, alias Archimede.

Anche in L’Inferno di Paperino vige la legge del contrappasso:

  • gli inquinatori vengono risucchiati in un vortice di immondizia;

  • quelli che abusavano della burocrazia vengono colpiti da timbri giganti o passati sotto distruggi-documenti "piacevati in vita usar lo timbro? E allora...Tiè!";

  • i golosi vengono costretti a consumare continuamente purganti e cibi sgradevoli;

  • coloro che in vita sono stati tirchi e avidi, sono costretti a trasportare sacchi di denaro e altri oggetti preziosi per poi vederli fondere nella lava.

In entrambi i fumetti i personaggi (Topolino-Dante, Pippo-Virgilio e Paperino) si addormentano leggendo il classico dantesco, ma se in Dante l’allegoria del sonno contiene implicazioni morali e ascendenze bibliche (“Io non so ben ridir com’io v’entrai, / tant’era pieno di sonno a quel punto / che la verace via abbandonai”[4], nel fumetto i protagonisti evidenziano un’allusione alla noia che porta al sonno foriero di nuove avventure e messaggi che gli autori sperano i giovani sappiano cogliere.

Nel 2015 viene data alle stampe la nuova edizione del Dante di Marcello Toninelli, ristampa in un unico volume Inferno, Purgatorio, Paradiso e Vita di Dante, impreziosito dai colori di Jacopo Toninelli e da una serie di strisce inedite. Il rapporto tra Toninelli e Dante ha origini nell’infanzia del fumettista, quando, durante le ore di scuola, scarabocchiava battute ispirate alla Commedia.

Il Dante di Marcello presenta quasi tutti i personaggi che il poeta incontra nel suo viaggio, con un taglio molto didattico. Racconta le vicende di Farinata degli Uberti, Bonconte da Montefeltro e gli altri in modo molto preciso e con schede di approfondimento, riuscendo, inoltre a spiegare i complicati concetti della teologia dantesca, come il peccato, il contrappasso e la redenzione, e a rendere chiare ai suoi giovani lettori le vicende storiche e politiche del 1300.

Ma Toninelli è prima di tutto un autore umoristico, e per far ridere sfrutta sapientemente tutte le armi che ha a disposizione: giochi di parole, parodie di altre opere, elementi ucronistici, gag visive, tormentoni. Ad esempio succede più volte che demoni e dannati non comprendano le parole di Virgilio «Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare», prendendo la celebre frase per uno scioglilingua e portando il poeta allo sconforto. Dante e Virgilio perdono così la loro aura di poeti sacri e diventano turisti che visitano l’oltretomba. Anche i dannati subiscono lo stesso trattamento e da figure tragiche divengono macchiette, dei cui peccati si scherza invece di provare orrore o pietà (Cannibale: «Ho ucciso i miei genitori e poi li ho mangiati!» Minosse: «Vai, dannato: cerchio dei golosi!»). Perfino i diavoli diventano ridicoli, esseri più stupidi che crudeli, e come loro Caronte, Cerbero, il Minotauro e gli altri guardiani infernali.

Ed arriviamo ai giorni nostri. A 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, Topolino e Panini Comics si uniscono per raccontare il Sommo Poeta con una serie di storie inedite e pubblicazioni speciali: 'Zio Paperone e il Centounesimo Canto'; 'Topolibro Dante Alighieri' e L'Inferno di Topolino, in una doppia versione regular e deluxe, tutti disponibili dal 16 settembre.

1- Zio Paperone e il Centounesimo Canto, vede i Paperi ripercorrere la vita e la storia di Dante Alighieri, divenuto per l’occasione il sommo Dante Anatrieri.

2- Topolibro Dante Alighieri, con la prefazione di Roberto Vecchioni e la postfazione di Luca Raina, un prezioso volume di 208 pagine che racchiude le più rappresentative storie a fumetti disneyane dedicate a Dante.

Si parte da L’Inferno di Topolino e L’Inferno di Paperino e si arriva a Messer Papero e il Ghibellin fuggiasco, ispirata alle vicende politiche della Firenze medievale e al dramma dell’esilio di Dante, e Paolino Pocatesta e la bella Franceschina, omaggio all’episodio di Paolo e Francesca, narrato nel V Canto dell’Inferno.

3- L'Inferno di Topolino in un volume pregiato, in edizione cartonata con copertina telata e dettagli in oro, nuova colorazione firmata da Fabio Celoni insieme a Luca Merli che impreziosisce le tavole restaurate nella versione originale della celeberrima Parodia Disney nata nel 1949.Oltre alla versione regular sarà disponibile un'edizione speciale, la versione Deluxe per veri collezionisti e amanti del fumetto. In questo volume potremo ritrovare i dialoghi originali (“Muoviti maledetto! Satana ti aspetta per bruciarti vivo!”) e vignette spesso censurate.





A questi titoli dobbiamo aggiungere La Saga di Messer Papero e Ser Paperone, pubblicata nel marzo 2021, in apertura delle celebrazioni dantesche.

Da questo excursus possiamo capire quanto attraverso il fumetto parodiato siano stati riscritti alcuni tra i più grandi capolavori della letteratura che hanno riscontrato un immediato successo di pubblico, consentendo l’accesso ai grandi classici ai più piccoli e anche agli adulti più svogliati.



[1] U. Eco, ne Il superuomo di massa. Retorica e ideologia del romanzo popolare, Milano, Bompiani, 2015, p. 90.

[2] Argiolas, Cannas, Distefano, Guglielmi, Le Grandi Parodie Disney, ovvero i classici fra le nuvole, p. 53. [3]A. Brambilla, Le origini de “L’Inferno di Topolino”? In un diario scolastico, all’indirizzo elettronico www.fumettologica.it/2013/10/le-origini-de-linferno-ditopolino- in-un-diario-scolastico/

[4] D. Alighieri, Inferno I, 10-12.



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