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Dante è risvegliato da un forte tuono. Si rialza, si guarda intorno e cerca di capire dove si trova. E’ al di là del fiume infernale, dell’Acheronte, nel primo dei nove Cerchi in cui è diviso l'Inferno

Virgilio invita Dante a seguirlo, ma Dante scorge sul volto del Maestro un pallore che lo allarma e ne chiede il motivo.  Virgilio gli dice che si trovano nel Limbo e lui appartiene a quel luogo, al luogo di coloro che non sono stati battezzati o che non hanno adorato Dio nel modo dovuto, al luogo dove la pena è di vivere in un desiderio senza speranza.

 

Per tai difetti, non per altro rio,

semo perduti, e sol di tanto offesi,

che sanza speme vivemo in disio».

 

A sentir ciò Dante prova un grande dolore perché capisce che quel luogo accoglie grandi personaggi del passato e chiede a Virgilio se mai qualcuna di queste anime sia uscita dal Limbo. Virgilio risponde che Cristo, dopo la Risurrezione,  trasse fuori dal Limbo i patriarchi biblici.

 

Trasseci l’ombra del primo parente,

d’Abèl suo figlio e quella di Noè,

di Moisè legista e ubidente;                                           

 

Abraàm patriarca e Davìd re,

Israèl con lo padre e co’ suoi nati

e con Rachele, per cui tanto fé;                                      

 

e altri molti, e feceli beati.

E vo’ che sappi che, dinanzi ad essi,

spiriti umani non eran salvati».

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Riprendono il cammino, si avvicinano a un punto del Limbo in cui Dante vede una luce vivida da formare un semicerchio luminoso. Il luogo è abitato da anime che hanno ottenuto fama in vita da meritare un grado di distinzione nell'Aldilà: Omero, che regge in mano una spada ed è come il re degli altri, Orazio, Ovidio e Lucano. I quattro si rivolgono amichevolmente a Dante

 

ch’e’ sì mi fecer de la loro schiera,

sì ch’io fui sesto tra cotanto senno.

 

Camminano e parlano di cose che ’l tacere è bello,  attraversano sette porte ed entrano in un verde prato, dove risiedono gli spiriti magni. Dante scorge Elettra, Ettore, Enea, Cesare, Camilla, Pentesilèa, il re Latino, Lavinia, Lucio Bruto, Lucrezia, Giulia (figlia di Cesare), Marzia (moglie di Catone Uticense), Cornelia (madre dei Gracchi), il Saladino. Dante vede anche un gruppo di filosofi, tra cui Aristotele, Socrate, Platone, Democrito, Diogene, Anassagora, Talete, Empedocle, Eraclito, Zenone, e dei poeti, tra cui Orfeo e Lino, nonché scrittori come Cicerone e Seneca, poi Euclide, Tolomeo, Ippocrate, Avicenna, Galeno, Averroè.

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Dante non li nomina tutti, interrompe l’elenco e subito dopo, lui e Virgilio si separano dagli altri quattro poeti, scendendo nel II Cerchio dove l'aria è tempestosa e buia.

 

La sesta compagnia in due si scema:

per altra via mi mena il savio duca,

fuor de la queta, ne l’aura che trema

E vegno in parte ove non è che luca. 

canto IV
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